venerdì 19 aprile 2013

Truffe e raggiri per pochi euro: una proposta per fermarli

"Ma lasciamo perdere, non vale la pena fare una causa per 50 euro!". Quante volte ci capita di dire questa frase, specialmente quando siamo vittime di "piccole" truffe operate da compagnie telefoniche, venditori online o società che forniscono servizi di vario genere? 
Magari ci fanno attivare un servizio per pochi euro, tacendo alcune caratteristiche che poi ci creano un mucchio di seccature. Oppure ci fanno arrivare un oggetto comprato in rete con la speranza di fare un affare... che invece si rivela un pacco. 
In questi casi l'aspetto che ci fa più rabbia è che quei pochi euro presi dalle nostre tasche, sommati ai pochi euro presi dalle tasche di tanti malcapitati, fanno la fortuna di persone senza scrupoli. Così ci sentiamo impotenti, perché sappiamo che le cause (tanto civili quanto penali) richiedono tempo e soldi che pochi vogliono impiegare per riprendersi quei miseri 50 euro. Ma un modo per rimediare in realtà ci sarebbe.
Il nostro diritto civile, infatti, riconosce in caso di danno un risarcimento limitato alla sola compensazione del danno subìto. In molti paesi che adottano un sistema di "common law", cioè in gran parte quelli anglosassoni, opera invece l'istituto dei cosiddetti "danni punitivi", che accanto al risarcimento (tipico del sistema civilistico) prevede una sorta di sanzione punitiva, tipica invece del sistema penalistico, ma sempre consistente in una somma di denaro. In sostanza il danneggiato, provando che il danneggiante ha agito con dolo o colpa grave, può chiedere non solo il risarcimento dei danni subìti, ma anche il pagamento di un'ulteriore sanzione per il comportamento scorretto o fraudolento. Non si punisce solo il danno causato, quindi, ma anche e soprattutto la scorrettezza.
L'introduzione dei danni punitivi spingerebbe i danneggiati a rivendicare i propri diritti perché anziché ottenere la restituzione dei pochi euro sborsati per la truffa potrebbero chiedere al Giudice una condanna ulteriore e proporzionata alla gravità del comportamento: più grave è quest'ultimo, più alta la sanzione.
Inutile dire, chiaramente, che le società truffaldine ci penserebbero più volte prima di offrire contratti ingannevoli, perché in alcuni paesi (ad es.: USA) la sanzione inflitta a titolo di danni punitivi può raggiungere fino al decuplo del danno subìto.
Si potrebbe magari introdurre questo istituto in via sperimentale per alcuni contratti con il consumatore, settore nel quale il nostro sistema legislativo ha già fatto registrare negli ultimi decenni diversi passi in avanti. Tuttavia, per completezza, va detto che molti criticano tale soluzione perché aumenta il numero di cause e, quindi, influisce negativamente sul sistema della giustizia.
Voi che ne pensate? Vi sembra una buona soluzione?

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