martedì 16 aprile 2013

Ma il "coperto" del ristorante si paga o no?


Vi sarà capitato diverse volte di trovare nel conto del ristorante o della pizzeria la voce “coperto”, che non raramente può raggiungere anche i 2-3 euro a persona. Si tratta di una voce alla quale spesso non facciamo caso, ma che può farci restare la cena sullo stomaco in qualche occasione.
Ebbene, facciamo un po’ di chiarezza e diciamo subito che almeno nel Lazio il coperto non è più dovuto per effetto della legge regionale n. 21/2006. Si tratta di una legge molto chiara (una volta tanto), che così recita all’articolo 16, comma 3: “Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella od il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima dell'ordinazione e deve indicare l'eventuale componente del servizio con modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. E' inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto”.
In sostanza la legge si richiama al principio molto elementare secondo cui un contratto non può prescindere dal consenso fra le parti; consenso che deve ricadere anche sugli obblighi che dal contratto derivano. Sembrerà strano, ma anche tra il ristoratore e il cliente nasce un contratto basato sul consenso, per cui se il cliente non chiede un determinato servizio non è obbligato a pagarlo. Ma facciamo attenzione a due aspetti.
Primo: molti ristoranti e pizzerie utilizzano la voce “servizio” al posto di “coperto”, ma ciò non li legittima a richiederci un costo aggiuntivo rispetto a quello relativo ai piatti che abbiamo ordinato perché, come detto, dev’essere specificata “l’eventuale componente del servizio” che ci viene addebitata. Ma cosa s’intende con quest’ultima espressione? Spesso essa comprende il pane oppure alimenti simili (focacce, grissini etc.) che accompagnano la nostra ordinazione.
E qui entra il gioco il secondo aspetto: è vero che magari non abbiamo chiesto nulla di tutto ciò, ma è pur vero che se ce l’hanno portato e l’abbiamo consumato è giusto pagarlo per una sorta di “tacito consenso”. Per cui se non vogliamo quel servizio è sufficiente rifiutarlo, facendo notare eventualmente l’errato addebito sul conto.
Per cui, sintetizzando: la voce generica “coperto” non è applicabile, mentre per non farsi ingannare con la dicitura “servizio” bisogna tener presente cosa è stato ordinato o cosa è stato comunque accettato dal cliente, purché indicato sul menu e specificato sul conto.
In chiusura però vorrei sottolineare che in Italia non esiste la prassi della mancia, che in molti Paesi è una sorta di obbligo; i costi aggiuntivi per il coperto o il servizio, quindi, possono essere anche visti in quest’ottica e del resto il ristoratore che volesse “fregarci” potrebbe benissimo non farci pagare né il coperto né il servizio, alzando però i prezzi sul menu.
Cerchiamo dunque di usare anche un po’ di buon senso e di premiare chi, al di là delle questioni legali, ci fa uscire dal ristorante con le papille gustative in estasi e l’umore celestiale...ma senza provare a "fregarci", ovviamente!

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